Cenni storici
La Val Comelico ha una storia lunghissima! I ritrovamenti archeologici nel Cadore (risalenti a 8000 anni fa) fanno infatti pensare che i primi insediamenti umani in Comelico siano da datarsi al Mesolitico. Successivamente, nonostante il territorio sia di dimensioni ridotte, grazie alla sua posizione geografica la valle vede il passaggio dei più importanti popoli della storia italiana ed europea! Giungono infatti sul territorio Comelicense il popolo Ligure (del quale facevano parte gli Euganei), gli Illirici, i Veneti, i Galli e Celti.
La valle è romanizzata sotto l’imperatore Augusto all’epoca della sua divisione delle genti italiane (27 a.C). Su una lapide ritrovata a Valle di Cadore si legge che i Cadorini erano iscritti alla tribù Claudia, che era quella personale dell'imperatore. Varcando il passo Monte Croce camminerai su quello che anticamente era un «quadriburgium», un castrum quadrato con torri agli angoli, tipica costruzione di un accampamento romano.
Dopo la caduta dell’Impero Romano (476 d.C) c’è un succedersi di invasioni: prima gli Eruli di Odoacre (476-493), poi gli Ostrogoti di Teodorico (493-548), i Franchi Merovingi (548-553), i Bizantini (553-568) e i Longobardi. Sotto questo ultimo popolo di invasori tutta la zona del Cadore diventa una "scudalscia", cioè una zona affidata ad un gruppo di centoventi guerrieri con le loro famiglie. Probabilmente è proprio in questo periodo che si popola maggiormente il Comelico: a causa delle angherie dei Bavari (gli attuali bavaresi) moltissime popolazioni in fuga si rifugiano infatti nella valle.
Il medioevo è poi l’epoca dei grandi feudatari e, con l’arrivo dei Franchi Carolingi (774-888), la Val Comelico comincia ad essere tra i possedimenti di svariati signori. Nel 1027 entra tra le terre del Patriarcato di Aquileia che però, a causa della lontananza, è costretta a subinfeudare il territorio ai Conti da Camino. Questi danno alla Valle il suo primo statuto e introducono una novità esistente tutt’oggi: le Regole, istituzioni che da secoli disciplinano la proprietà collettiva dei boschi e dei beni silvo-pastorali.
Nel 1420 la Val Comelico entra formalmente nei domini della Serenissima che, però, lascia alle comunità locali la loro autonomia e libertà di espressione. L’arte e l’architettura della Valle seguono infatti inizialmente con difficoltà e scetticismo le mode rinascimentali della capitale Venezia. Percorrendo le strade di Comelico Superiore ti potrai trovare di fronte ad antiche chiese costruite nel corso del ‘500 e ‘600, ma realizzate ancora in stile tardo-gotico medievale.
Nel 1508, A causa della guerra tra Venezia e l'imperatore Massimiliano I, orde di tedeschi scendono dal Montecroce e distruggono Padola, Dosoledo, Candide e Casamazzagno. Una leggenda narra che gli invasori non abbiano proseguito oltre perché, udito il suono di un corno da pastore (usato anche in battaglia), temevano di essere attaccati.
Una volta abbracciata la modernità, anche se in ritardo rispetto al panorama italiano, la Val Comelico produce degli esempi unici di architettura signorile rinascimentale. La villa Veneta costruita più a nord si trova in Val Comelico.
Visita:
-Palazzo Zandonella-Dall’Aquila, (Dosoledo)
-Casa Gera e Palazzo Monti- Giacobbi, (Candide),
-Casa Vettori (Gera di San Nicolò Comelico)
-Palazzo Poli- de Pol (San Pietro di Cadore) e Villa Poli-de Pol-Sammartini
Dopo un periodo di espansione demografica e di tranquillità, nel 1797 il predominio sulla valle passa dalla Repubblica di Venezia a Napoleone. Egli sopprime le Regole, crea i Comuni, e le Province, oltre a introdurre l’istruzione obbligatoria e a spostare i cimiteri fuori dai centri abitati. La provincia di Belluno segue ancora oggi gli stessi confini tracciati da Napoleone!
Alla caduta di Napoleone nel 1813 la Val Comelico passa alla dominazione austriaca, che già aveva sperimentato a inizio secolo per 4 anni e che si era conclusa con la restaurazione del potere napoleonico. L’Austria rimane al potere nel territorio fino all’annessione al Regno d’Italia dopo l’unità, nonostante il tentativo di insurrezione di Pier Fortunato Calvi, conclusosi senza successo e con la morte dell’uomo.
Nel 1866 il Comelico, e tutto il Cadore, entra a far parte del Veneto e del Regno d’Italia grazie a un plebiscito per l’annessione. Successivamente all’entrata in Italia, si registra nella valle un notevole aumento demografico. L’area inizia ad essere interessata anche dal turismo: nel 1881 e 1882 la regina Margherita raggiunge il Cadore e il Comelico in visita insieme al futuro re Vittorio Emanuele III.
Gli anni che vanno dal 1915 al 1918 sono tristemente noti alla storia e al Comelico a causa della Grande Guerra che, dopo la sconfitta di Caporetto, porta battaglie e devastazione sulle vette delle Dolomiti, costellate di trincee, forti e appostamenti. Puoi vedere tutt’oggi le testimonianze del conflitto grazie a numerosi itinerari tematici.
Gli anni della Seconda guerra mondiale, in particolare gli ultimi successivi alla destituzione di Mussolini, vedono la Provincia di Belluno trasformarsi in propaggine del Terzo Reich a partire dal settembre 1943. La Val Comelico, in quanto zona di confine, diventa teatro di rastrellamenti, barbare uccisioni e internamenti diretti alla resistenza e ai civili. Il Vallo Littorio, fortificazione costruita e “mimetizzata” nelle rocce delle Dolomiti negli anni ‘30 a scopo difensivo non viene mai utilizzata.
Dopo la fine della guerra la valle può ritornare a sorridere e ad occuparsi delle sue attività quotidiane, come il turismo, che già dalla seconda metà dell’800 aveva iniziato a svilupparsi in Comelico. Anche l’industria dell’occhiale è tra le attività economiche che caratterizzano l’area anche se, il più grande motore dell’economia locale, sia nel primo che nel secondo dopoguerra, continua ad essere l’attività agro-silvo-pastorale.
Nel 2009 le Dolomiti, tra cui quelle del Comelico, vengono iscritte nei Patrimoni Mondiali dell’Umanità (UNESCO). Esse costituiscono un bene complesso sia dal punto di vista geografico che amministrativo, composto da nove siti ed esteso su 142mila ettari in 5 Province e 3 Regioni. L’anno seguente nasce la Fondazione Dolomiti, il cui compito è garantire una gestione efficace del bene, favorirne lo sviluppo sostenibile e promuovere la collaborazione tra gli Enti territoriali.